Coronavirus e Sport: Cosa Succede Ora? Le Ultime Notizie

Notizia di pochi giorni fa che anche il centrocampista della Juventus Blaise Matuidi è risultato positivo al coronavirus.

In una nota, Il club di Serie A dice che il vincitore della Coppa del Mondo di Francia è in isolamento volontario dall’11 marzo e “sta bene in quanto asintomatico”.

Matuidi, 32 anni, è il secondo giocatore della Juve ad avere la conferma della positività al virus, dopo il difensore Daniele Rugani

Alla luce dell’elevato numero di contagi anche tra i calciatori professionisti, in Italia tutta l’attività sportiva nazionale resterà sospesa almeno fino al 3 aprile.

Cosa Succede negli Altri Campionati?

Ma se da noi, anche a livello calcistico, non si finiscono di contare le iniziative di solidarietà ed abbiamo ormai capito che l’unica forma di tutela è proprio tutelarci a vicenda, partendo dai più deboli, come si stanno comportando gli altri campionati europei?

Anche la Premier League e la Bundesliga tedesca si sono allineate agli altri campionati europei e mondiali, interrompendo tutte le attività fino a data da destinarsi.

E se nel mondo rimangono ancora 9 campionati attualmente in corso (ma in Australia, ad esempio, si sta correndo ai ripari), è curioso il fatto che arriva dalla Spagna.

Tutto capita perché la Liga decide di acquistare oltre 500 test contro il coronavirus da distribuire ai vari club, scatenando però alcune proteste. Vediamo per quale motivo.

L’Esempio Spagnolo

Il primo a salire sulle barricate è stato niente meno che il presidente della federazione calcistica spagnola (RFEF), Luis Rubiales, che ha bollato come “irresponsabile” il piano della lega di effettuare test di coronavirus in ogni club di prima e seconda divisione, in quanto ci sono tante altre persone che hanno bisogno di essere testate, con più urgenza, in mezzo ad una crisi sanitaria senza precedenti.

Rubiales ha anche insistito sul fatto che la stagione nazionale spagnola deve essere completata, anche se ciò significa andare oltre la data finale proposta del 30 giugno, e che giocare a porte chiuse può essere solo  “l’ultima risorsa”.

Ci sono stati 11.178 casi confermati di Covid-19 in Spagna e, a partire da martedì, 491 persone sono morte a causa della malattia. 

I primi tre giocatori della Liga risultati come infetti sono stati i difensori del Valencia Ezequiel Garay, José Luis Gayà e Eliaquim Mangala (e qualcuno sostiene a causa della trasferta di Champions a Bergamo).

L’Espanyol ha detto che sei dei loro giocatori sono risultati positivi. Ogni club è attualmente in isolamento con l’allenamento sospeso e i giocatori sono stati mandati a casa.

L’attaccante Elche Jonathas è l’unico caso confermato tra i club di seconda divisione spagnola fino ad ora ma, seguendo il modello italiano (aumentando il numero di tamponi) i casi potrebbero essere molti di più.

Alcuni club hanno già effettuato dei test, per questo La Liga aveva previsto di estendere questa misura a tutti i club delle prime due categorie – 42 in totale.

La Risposta della Liga

“La Liga è desiderosa di monitorare la situazione, con la speranza di riprendere la competizione entro il primo fine settimana di maggio, se non prima”. Questo il loro commento ufficiale, ma che non sembra aver placato tutti gli animi.

“Penso che sia irresponsabile quando ci sono in gioco pazienti con molto più di una competizione, con la vita stessa in gioco“, ha detto Rubiales. “Non è appropriato usare i test per i club, quando ci sono persone che ne hanno più bisogno. Non si riesce a vedere la realtà, dovremmo essere un esempio”.

“Siamo tutti confinati a casa; non fa alcuna differenza se sei stato infettato o meno”, ha aggiunto. ” E se qualcuno ha sintomi gravi, è allora a quella persona che bisognerebbe fare il test. Non un calciatore, isolati comunque.”

Le autorità hanno detto questo: se qualcuno ha test, maschere, guanti, consegnateli. Gli ospedali li stanno finendo”, ha continuato Rubiales. 

“Se c’è qualcuno che manda dei test aI club, questa è una mancanza di solidarietà! E potrebbe anche essere illegale. Dovrebbero vergognarsi. Noi non lo vogliamo, ed è antipatriottico“.

“Quando tutto questo sarà finito, quando meno persone ne avranno bisogno, allora forse prenderemo in considerazione di fare test ai giocatori dei nostri club, ma per ora, i test devono essere per chi ne ha bisogno. Dobbiamo tutti dare una mano”.

Rubiales ha concluso la sua apparizione ringraziando i medici, gli infermieri e il personale di supporto del Paese, senza dimenticare di far notare come negli ultimi anni ci siano stati pesanti tagli alla spesa sanitaria. Un situazione, purtroppo, famigliare anche per noi italiani.

Ha anche detto di aver messo a disposizione del governo le strutture della federazione, compresa la residenza presso la sede di Las Rozas, invitando la Lega spagnola a fare lo stesso.

Conclusione

Un bel gesto insomma, che dovrebbe essere preso d’esempio anche da tutti gli altri top club europei, che possiedono tante strutture, in questo momento inutilizzate.

Non sappiamo cosa succederà in futuro ne, come ci fa notare il portale di eventi sportivi www.scommetteronline.info, quando i campionati potranno riprendere: infatti, a parte attenersi alle disposizioni delle autorità sanitarie, sono solo state fatte ipotesi su rinvii o possibili play off, ma per ora nulla di concreto se non lo stop fino al 3 aprile.

Non ci resta che attendere, continuando ad adottare atteggiamenti responsabili e di solidarietà verso che ne ha bisogno, come ci insegna la “piccola” presa di posizione della Federazione Spagnola.