COSÌ MAROTTA HA ROVINATO LA JUVENTUS. LE 3 MOSSE FALLIMENTARI

Un ciclo vincente costruito grazie, soprattutto, alle sue intuizioni. 4 scudetti, una Coppa Italia, 3 supercoppe italiane, una finale di Champions League e una semifinale di Europa League. Poi in un’estate tutto si è frantumato. Come è riuscito Marotta a rendere l’organico più dominante del campionato una squadra che fatica a tenere il passo di Sassuolo e Chievo?

DEMOLITO IL PUNTO DI FORZA – La Juventus, da Conte in poi, ha sempre avuto una difesa solida e un buon attacco, ma se c’era un reparto che l’Europa invidiava ai bianconeri era la mediana. Con Marchisio, Pogba, Vidal e Pirlo un fuoriclasse doveva sempre rimanere fuori o quasi. Se Pirlo aveva l’influenza giocava Marchisio al suo posto, se Vidal stava poco bene dalla panchina entrava Pogba. Il quinto poteva poi essere Giaccherini o Sturaro, poco importava con dei compagni di reparto così. Invece quest’anno sono stati venduti Vidal e Pirlo e ogni volta che Marchisio ha l’influenza in campo scendono dei giocatori volenterosi e di prospettiva, ma non certo dei fuoriclasse. Lemina, Sturaro, Padoin, Hernanes l’anno scorso avrebbero si sarebbero giocati la quinta maglia, quest’anno invece stanno stabilmente in campo, a volte tutti e quattro.

ADDIO AI LEADER – Senza Tevez, Pirlo e Vidal la Juventus non ha più quei leader che l’anno scorso sapevano tenere in mano lo spogliatoio. Non che Buffon ed altri bianconeri non ne siano capaci, ma un conto è avere un gruppo di 5-6 personalità forti, un conto è sostituirne la metà con dei ragazzini che non sanno nulla dell’ambiente bianconero.

OTTIMI GIOVANI, MA TROPPI – Non abbiamo statistiche alla mano, ma difficilmente ricordiamo una squadra così giovane trionfare in campionato. Lo avevamo scritto a inizio stagione: questa Juventus è troppo giovane, certo, se vince apre un ciclo di almeno altri 4-5 anni, ma il rischio c’è ed è importante. Ed in effetti ad oggi questo rischio non sta pagando. Niente esclude che gente come Dybala entri nella storia della Juve e tra dieci anni lo si ricordi con lo stesso entusiasmo con cui oggi si parla di Nedved o Trezeguet. Ma al momento attuale tutti questi giovani non possono dare la continuità che serve. Khedira e Mandzukic, spesso infortunati, non sono riusciti a controbilanciare queste cessioni, anche perché si tratta di stranieri che devono faticare un po’ per fare la differenza in uno spogliatoio.