UNA CAVALCATA TRIONFALE

Duecentocinquantanove giorni dopo rieccola di nuovo là, davanti a tutti. Là dove era arrivata alla fine degli ultimi quattro campionati. La Vecchia Signora, dopo un’estate di addii, ha faticato a ingranare nel post Pirlo-Vidal-Tevez. Ora invece non smette più di correre: quindici vittorie consecutive, a due passi dal record assoluto dell’Inter di Mancini 2006-2007, e un sorpasso che nemmeno gli ottimisti più incalliti potevano sperare. Il 28 ottobre, tre mesi e mezzo fa, la Juve era undicesima a -11 dalla vetta. Il 30 agosto, due mesi prima, era addirittura ultima, dopo aver perso le prime due partite di campionato contro Udinese e Roma. “La peggiore Juve di sempre”, si diceva, perché un avvio così brutto non si vedeva dal 1912, da più di cent’anni. Il 27 settembre, dopo aver perso la sfida d’andata contro il Napoli, era quindicesima con 5 punti in 6 partite. Un disastro. Completamente cancellato.

LA SVOLTA – Se si chiede ai giocatori della Juve quand’è arrivata la svolta, tutti indicano la notte del 28 ottobre: i bianconeri perdono 1-0 col Sassuolo e Buffon tuonò: “Alla mia età non voglio fare più figure da pellegrini“. Da quella sera, Allegri le vince tutte: comincia con un derby acchiappato per i capelli al 93′, prende fiducia, qualche volta scricchiola, raramente dà spettacolo, di recente torna a perdere qualche pezzo. Eppure vince sempre. Senza Chiellini, senza Mandzukic, con Bonucci infortunato, Khedira appena recuperato. E il gol di Zaza al Napoli arriva con Morata e Dybala in panchina. Da ora dipende tutto da lei. Il Napoli è lì, incollato, ma alle spalle. E adesso si lancia la sfida al Bayern Monaco.