STREPITOSO CRUCIANI, IL GIORNALISTA LAZIALE DISTRUGGE GLI ANTIJUVENTINI DI MESTIERE

«L’anti-juventinismo ormai è un mestiere e c’è chi ci campa. D’altra parta la Juventus ha milioni di tifosi e quindi fa comunque audience sia che se ne parli bene, sia che se ne parli male. I bianconeri a volte sono un po’ paranoici, ma d’altra parte anche io dopo il 2006 vedrei nemici dappertutto e poi effettivamente nei media c’è chi si schiera a prescindere contro la Juventus, c’è pure chi si è creato un vero e proprio personaggio in questo senso». Giuseppe Cruciani non è juventino, ma ama le posizioni scomode almeno quanto le bistecche al sangue, piuttosto che edulcorare un concetto si mangia un hamburger di soia e questa storia della «Juve che ruba» non riesce mai a digerirla del tutto: «Ognuno butta lì le sue congetture, nessuno porta mai mezza prova. Pure per Calciopoli è stato così: la Juventus è stata defraudata di due campionati e stiamo ancora aspettando che ci dicano esattamente quali erano le partite truccate».

Cruciani, ma lei per quale squadra tifa?
«Lazio. Mai stato anti-juventino. Però dal 2006 in poi simpatizzo per la Juventus che è diventata la mia seconda squadra: un sentimento naturale dopo che il club è stato defraudato di due scudetti in seguito a un processo sportivo di stampo stalinista».

Colpo di fulmine Calciopoli…
«Ho seguito con attenzione quella vicenda e ho sviluppato una mia idea: ci fu una vergognosa campagna mediatica, con processi allucinanti, ma ci fu anche una parte della società che si è fatta male da sola. Evidentemente c’era qualcuno che voleva fermare i dirigenti di allora. Non considero Moggi e Giraudo due santarellini: erano personaggi con un discreto pelo sullo stomaco e stavano acquisendo sempre più potere. Ma la conquista del potere non è un reato, il fatto di avere una rete solida che contribuisce al potere stesso non può essere condannato. Venne istruito un processo su una base di congetture e c’è chi prese la palla al balzo, sia fra gli avversari sia in seno alla società».

Il resto lo fece il «sentimento popolare», concetto coniato non senza genialità dal giudice Sandulli…
«Che tra l’altro è un mio lontano parente, laziale pure lui: affermò che la condanna era anche frutto di quel “sentimento”, che poi è il solito da anni: “La Juventus ruba”, uno dei più solidi luoghi comuni su cui si basa parte del pensiero popolare italiano».

Quindi l’anti-juventinismo esiste.
«L’anti-juventinismo è un lavoro, un mestiere che paga. Nei media la Juventus fa audience a prescindere: puoi parlarne bene e puoi parlarne male. Così c’è chi si è creato un personaggio. Penso a Travaglio, che sarebbe pure juventino, adesso per posa è contro dopo gli eventi di Calciopoli, perché essere contro Moggi era ed è la “cosa giusta”. Mi stupisce, proprio lui che legge con attenzione le carte dei processi, che non si sia addentrato in quelle di Calciopoli, nelle quali è difficile trovare una prova concreta del fatto che la Juventus avesse truccato una
partita».

Insomma la Juventus non ruba…
«Ma questo non lo so, dico che chi lo sostiene dovrebbe portare delle prove. Si parla del “potere della Juventus” che viene identificata con la Fiat e la famiglia Agnelli che, peraltro, non era l’unica famiglia depositaria del potere, ma poi mancano le prove. Certo, avere dietro la Fiat dà potere economico e questo rende forte la squadra, però dov’è il reato? Allora anche il Real Madrid o il Bayern Monaco hanno “potere”…Sento in continuazione dei teoremi sui furti della Juventus, che poi vengono smentiti dai fatti».

Per esempio?
«Nell’era Moggi la Juventus non ha mai vinto più di due campionati di fila, in quel periodo hanno vinto anche la Lazio e la Roma, dopo Calciopoli e la radiazione di Moggi e Giraudo hanno vinto solo l’Inter, il Milan e la Juventus che ha appena conquistato il quinto titolo di fila! Quindi? Chi c’è dietro la Spectre? Siamo sempre lì: le prove, altrimenti stare zitti».

Cosa pensa quando vede colleghi che si imbavagliano?
«Nutro stima e simpatia per Liguori e Giordano per ragioni professionali, ma con tutto l’affetto considero il loro gesto un po’ ridicolo: contro una squadra che vince 24 partite su 25 ci si attacca a un errore nel derby, nel quale la Juventus ha segnato quattro gol! Ma dai… Uno deve interpretare il suo ruolo di anti-juventino militante, l’altro di romanista che non si sottomette. Eppure la vera posizione scomoda è difendere la Juventus durante Calciopoli, con tutti che mi sbeffeggiavano e la solita frase: ci sono le sentenze… Sì, sentenze staliniste di una giustizia, quella
sportiva, di cui dobbiamo vergognarci».

E Sarri che si lamenta degli orari?
«E’ un grande allenatore, studia e insegna calcio, viene dal basso: peccato per quelle uscite. Come Garcia, si è incagliato nell’atteggiamento vittimistico della tifoseria, allineandosi a quel pensiero fin dai primi giorni con le magliette che insultavano la Juventus, proseguendo con le accuse. Succede. A Roma e Napoli soprattutto. Molti ce l’hanno con me perché parlo di piagnisteo napoletano o romanista, ma in fondo quando la Roma ha vinto c’era Capello che non cavalcò mai quel sentimento. Qualcuno dovrebbe rifletterci».

Esiste anche il piagnisteo juventino?
«I tifosi bianconeri sono molto critici nei confronti dei media, credono che tutti sparino sempre contro la Juventus. Non è proprio così, c’è un po’ di paranoia, però devo ammettere che se uno vive il 2006 poi è inevitabile che veda nemici dappertutto, anche perché l’anti-juventinismo esiste»

Più serio il calcio o la politica?
«Il calcio comunque produce reddito, quindi il calcio».