“QUEL SOGNO CHIAMATO…BERLINO…”

“Luminosa è la Real…tà, tortuoso il cammino. Regalaci un sogno, portaci a Berlino…” così è iniziata la nostra semifinale d’andata per chi avesse guardato una curva sud vestita per le grandi occasioni, con il desiderio che ormai inseguiamo da troppi anni, quel sogno che per molti anni non abbiamo nemmeno avuto la possibilità di sognare e che poi è sempre accompagnato da quel senso di scaramanzia italiana, che ci porta in qualche modo a non nominarlo come se quel trofeo dalle grandi orecchie fosse il Lord Voldemort del mondo del calcio e ripensandoci, probabilmente, lo è per davvero.

Siamo lì, siamo ad un passo da quel mondo chiamato Finale, dove manchiamo da 12 anni e che non vinciamo da 19, un tempo troppo lungo da sopportare per chi è abituato e viziato dalla propria squadra a vincere e dominare nel proprio paese; siamo partiti in sordina, un girone non difficilissimo che siamo riusciti a rendere difficile, quel girone che per pochi minuti ci ha visti fuori dalla competizione e che, invece, si è trasformato nel nostro trampolino di lancio per arrivare a sognare la Porta di Brandeburgo; Atene, Malmoe, Madrid, Dortmund, Montecarlo, questo l’itinerario della nostra Vecchia Signora prima di questa semifinale, che ci riporta a Madrid, non più dal lato colchoneros ma da quello blancos, contro il Real, contro i campioni in carica, a casa loro, con le loro regole, ma con un nostro minimo vantaggio che comunque non comporta prendere sottogamba questa partita di ritorno, loro sulla carta sono più forti, hanno i giocatori migliori e molti più trofei di noi in bacheca, ma noi siamo la Juventus, siamo la storia, siamo un gruppo unito, vincente e vogliamo arrivare fino in fondo…fino alla fine…fino alla finale…per completare la piena nascita di questa EuroJuve che il nostro mister è riuscito tirare a lucido per dimostrare che, anche se si avesse in tasca 10 euro, con il vestito adatto e lo stile giusto si possa almeno entrare in un ristorante dove di soldi, evidentemente, ne spendono molti più di noi.

Nella vigilia di queste partite c’è sempre un’aria diversa, che si stia a Torino o nel resto d’Italia, i cuori bianconeri iniziano ad aumentare i battiti, il ritmo della giornata diventa frenetico e l’ansia cresce al decrescere delle ore che mancano al fischio d’inizio; si è lì che si vedono e rivedono le probabili formazioni, le notizie fondamentali, come il ritorno importante di Pogba che completa la rosa a disposizione di mister Allegri e fa rientrare nel gruppo il nostro “Enfant Prodige”, che tanto ci è mancato e che può dare alla nostra squadra, quella qualità che in queste partite fa sempre la differenza e che va di pari passo all’affinità ed alla tenacia che questo gruppo ha sempre dimostrato e che, siamo sicuri, dimostrerà anche in questo ritorno, perché comunque sia il risultato saremo orgogliosi di questo gruppo che è tornato a farci toccare il cielo con un dito; perché nessuno di noi, ad inizio campionato si sarebbe mai aspettato di essere qui in questo momento, eppure ci siamo, riempiamoci di pizzicotti, perché non siamo tra la braccia di Morfeo, siamo svegli, siamo pronti; che la battaglia abbia inizio.

Non sappiamo da ora come finirà questa partita, purtroppo la nostra ansia, di solito, non aiuta a trovare le giuste parole per descrivere come sarà la partita, ma continueremo ad aspettare che il nostro orologio domani indichi le 20.45, per scatenare il nostro tifo, che ci unirà in un solo coro e con un’unica speranza, che a fine partita risuoni nella nostra testa una frase, non prettamente juventina, ma di una nazionale con la maglia azzurra che di bianconero aveva molto e che nella nostra memoria rievoca sempre ricordi fantastici e mondiali…”Chiudiamo la valigie, ragazzi si va a Berlino…”