IL CAPOLAVORO DI ALLEGRI: DA -10 A 0 DALL’INTER, ECCO LE 3 MOSSE CHE HA AZZECCATO

C’è stato un momento, dopo 5 giornate di campionato, in cui la Juventus aveva totalizzato un’imbarazzante totale di 5 punti in classifica, contro i 15 della capolista Inter, che aveva fatto il massimo possibile, vincendole tutte. Il singhiozzo continuò fino ad ottobre, quando i bianconeri persero col Sassuolo andando addirittura a -11 dal primo posto.

Cominciava così, in una ripidissima salita, la stagione della Juventus. Già? tutti, dai tifosi ai media, passando per gli stessi calciatori della Juve, stavano pensando ad una stagione di transizione. Buffon disse: “Lo scudetto? Sono molto pratico: se siamo al quattordicesimo posto bisogna concentrarsi sul tredicesimo”.

L’unico a crederci sempre, a restare sempre concentrato e con i piedi per terra, era Massimiliano Allegri. Una calma quasi sconcertante per il tecnico livornese, che davanti alla furia dei tifosi, delusi per un avvio stentato, predicava fiducia, rimarcando come fosse difficile per una squadra fatta di tanti giovani, acquistare gioco e continuità?.

Il termine che si era dato Max era chiaro: dopo i gironi di Champions ci sarebbe stato il tempo di costruire la vera Juve, non prima, non con una partita ogni tre giorni.

Se serviva un’ulteriore dimostrazione di competenza e professionalità? da parte di Allegri, direi che questa è arrivata puntuale con questa incredibile rimonta. Come da lui stesso pronosticato, nonappena fossero cessate le ostilità? europee, i bianconeri avrebbero avuto modo di ricostruire quegli automatismi tattici che mancavano e quella fiducia che cominciava a vacillare.

Sono arrivate 9 vittorie consecutive, che hanno permesso alla Juventus di rimontare da quell’Inter capolista ben 9 punti (il massimo vantaggio è stato di 10) e di trovarsi a sole 2 lunghezze dal primo posto, con l’ormai chiara certezza che la lotta scudetto è adesso il campo di battaglia dell’armata torinese.

Il primo merito fondamentale di Allegri è stato, come detto, quello di aver tenuto salde le redini del gruppo. Altri allenatori, come Mourinho, non sono riusciti a gestire la situazione, andando ad impelagarsi in un circolo vizioso di sconfitte ingiustificabili. Si può essere bravi a vincere ma meno bravi a gestire le crisi e questa ne è la dimostrazione.

Il secondo grande merito è quello di aver capito il momento strepitoso di Dybala e di non averlo lanciato come titolare inamovibile. Morata non è nel momento migliore, lo ha dimostrato anche questa sera, ma in Dybala Allegri ha trovato quel trascinatore che mancava dopo l’addio di Tevez. I tifosi del Palermo ne erano già? certi, adesso lo hanno capito anche quelli della Juventus: Dybala fa punti da solo.

Il terzo, e forse più importante, merito di Allegri è stato quello di trovare il momento giusto per tutti. Le prime apparizioni di Alex Sandro sono state disastrose, lo stesso dicasi per Lemina ed Hernanes. Anche Sturaro sembrava la brutta copia del giocatore energico e dinamico che avevamo ammirato lo scorso anno. Ecco che allora il merito di Allegri è stato quello di non chiudergli le porte della formazione titolare, andando a centellinare le loro apparizioni finchè non fossero stati pronti per quel ruolo. Oggi Alex Sandro è una certezza e si divide la fascia con Evra. Zaza si è ritagliato il ruolo di punta di staffettista, un jolly che Allegri si gioca quasi ad ogni partita per cercare di dare il colpo di grazia all’avversario di turno. Rugani finalmente viene schierato da titolare e non ha fino ad ora demeritato e così via, persino Hernanes viene impiegato, in una squadra con maggiori certezze, senza combinare danni e, anzi, dando un buon contributo alla causa grazie alle sue qualità? tecniche comunque sopra la media.

Va detto che la corsa non è ancora finita, che due punti dalla vetta, come ha ben detto Buffon oggi, non sono quello che la Juventus ci ha abituati a reputare “un buon risultato” negli ultimi anni. Il buon risultato è solo quello che da diritto al tricolore a fine campionato, dunque non varrà? la pena festeggiare per nulla di meno.